Tétan Ròasa!


La Romagna si è sempre caratterizzata per il suo carattere ad ampio spettro, dalla dimostrazione di affetto e solidarietà, alla più verace e fantasiosa ingiuria ad augurare del male. Quest’ultima espressione del carattere romagnolo rivela quella che è la fantasia spiccata di questo popolo: nell’augurare un “Chèncàr” o un “Azidènt”, l’espressività e il calcare sugli accenti, o l’allungo sulle vocali, riportano un ancestrale sciamanesimo che si perde nella notte dei tempi.

Particolare rilevanza è un augurio negativo classico romagnolo di qualche decennio fa, quando in forma di malaugurio si pronunciava:


“Cùt vègna e tétàn ròasa!”
Ovvero:
“Ti venisse il tetano rosa”


Del tetano, fin dall’antichità, si conosce un'unica varietà che procurava morte tramite dolore e spasmi da contrazione e si dovrà arrivare alla fine dell’ottocento per un’efficace vaccino di contrasto; ma quello che colpisce di questa affermazione e ne spiega la specifica colorazione è che si poteva contrarre anche se punti dallo spino di una rosa. Questo perché spesso questo fiore veniva concimato con stallatico di cavallo, che poteva condurre la spora tossica.
Per cui in origine doveva essere:
“Cùt vègna e tétàn ‘ad’ ròasa!”
“Ti venisse il tetano di rosa!”
E poi nella trasmissione orale si è persa la congiunzione contratta.
Grazie a questa ricerca si è potuto dimostrare che l’augurio del tetano non ha una connotazione di genere dispregiativa maschile/femminile, quando per “rosa” normalmente si definisce l’universo femmineo, ma puramene botanico.